- 07/10/2024
Cassazione Ordinanza 18506/2024: rinunce professionali e assegno di divorzio cosa cambia
Con l'ordinanza n. 18506 dell’8 luglio 2024, la Corte di Cassazione ha introdotto un'importante novità nella determinazione dell'assegno divorzile, evidenziando il ruolo delle rinunce professionali fatte da un coniuge per il benessere della famiglia. Oltre alla funzione assistenziale, compensativa e perequativa già riconosciuta all'assegno, la Corte ha affermato che il contributo fornito da un coniuge, anche attraverso la rinuncia alla propria carriera, deve essere debitamente valorizzato.
L’importanza della rinuncia all’attività professionale
Uno degli aspetti più rilevanti della pronuncia riguarda il riconoscimento del sacrificio delle prospettive professionali, se finalizzato al benessere familiare. Questo sacrificio, spesso sottovalutato, rappresenta un contributo significativo al patrimonio familiare e personale dell’altro coniuge. La Corte ha sottolineato che tali rinunce, se motivate da esigenze familiari e condivise, devono essere considerate per determinare l'assegno divorzile.
Il principio sancito dalla Cassazione ribadisce che l’assegno divorzile non è solo una misura assistenziale per garantire al coniuge più debole un sostegno economico, ma ha anche lo scopo di compensare i sacrifici fatti durante il matrimonio, come la scelta di rinunciare alla propria carriera.
I requisiti per il riconoscimento dell'assegno
La Corte ha fissato dei requisiti chiari per il riconoscimento dell’assegno legato alle rinunce professionali:
- Nesso causale: La rinuncia professionale deve essere strettamente connessa a esigenze familiari concrete.
- Condivisione della scelta: La decisione deve essere stata condivisa tra i coniugi, come espressione del principio di solidarietà coniugale.
- Incremento del patrimonio: La rinuncia deve aver comportato un aumento del patrimonio familiare o dell’altro coniuge.
Riconoscimento del lavoro domestico e di cura
La sentenza introduce un ulteriore elemento di novità, riconoscendo che il lavoro domestico e di cura, sebbene non retribuito, costituisce un contributo economico indiretto di grande valore per la famiglia. Questo tipo di lavoro, spesso svolto dal coniuge economicamente più debole, è ora formalmente considerato ai fini della determinazione dell'assegno, segnando un passo avanti nella giustizia familiare.
Implicazioni pratiche per avvocati e giudici
Gli avvocati dovranno fornire una documentazione dettagliata riguardante le rinunce professionali e il contributo economico indiretto del loro assistito per garantire che tali elementi vengano adeguatamente considerati. I Giudici saranno chiamati a una valutazione più approfondita, considerando non solo il reddito e il patrimonio, ma anche i sacrifici fatti durante il matrimonio.
Conclusione
La recente ordinanza della Cassazione n. 18506/2024 rappresenta una svolta significativa nella giurisprudenza relativa all’assegno divorzile. Il riconoscimento delle rinunce professionali come criterio per la determinazione dell'assegno favorisce un'equa valutazione del contributo fornito da ciascun coniuge durante il matrimonio. Questa evoluzione normativa mette in luce l’importanza di un approccio più equilibrato e giusto, che tenga conto delle scelte di vita compiute per il benessere familiare.
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